La Meditazione
Cristiana
-Prima parte-
La
meditazione cristiana differisce da quelle di matrice orientale perché non è
esclusivamente incentrata sull’esercizio della consapevolezza e della
“testimonianza” del momento presente. Essa si avvale dell’immaginazione attiva
per rievocare attraverso la ricostruzione immaginativa gli episodi della vita
di Gesù Cristo e contattare le figure simboliche in essi contenute. Scopo della
via cristiana non è tanto o non solo sviluppare al massimo il Testimone, ovvero
la capacità di identificarsi con la pura presenza consapevole e non fenomenica
che sottende a ogni nostra percezione; essa mira a fare qualcosa di più:
trasformare l’apparato psicofisico del meditante, il corpo, la mente e
l’emotività di quest’ultimo, in un vaso che possa essere colmato della
presenza dell’energia Cristica; si tratta cioè di fare del proprio corpo ,
come suggerisce l’apostolo Paolo, «il tempio dello Spirito di Dio». L’atleta
dello spirito ambisce in questo senso all’Imitatio Christi, ovvero a
divenire egli stesso un veicolo fisico della presenza divina come fece Gesù
Cristo. Per questo per il meditante non basta elevare il suo grado di
consapevolezza, esercizio comunque indispensabile; egli deve altresì invocare
la presenza del Cristo, chiamare a sé lo Spirito per esserne permeato, e far
agire dentro di sé questa energia e il suo potere trasformativo affinché lo
conducano alla progressiva “morte” della personalità terrena e alla rinascita
nell’identificazione con la parte più profonda del Sé, il Cuore, dimora del
Cristo interiore. Lo scopo di questo processo trasformativo (processo alchemico
a tutti gli effetti) è ben definito dalle parole di Paolo in Galati 2, 20:
«Sono stato crocifisso con Cristo e non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.»
Questa trasformazione interiore può essere
attivata e condotta solo tramite l’accesso a quelle figure archetipiche
rappresentate dagli episodi della vita del Cristo. In ciò tale pratica non ha
nulla a che vedere con la triviale “credenza”, intesa come assenso al contenuto
dei Vangeli in quanto verità storica. Il potere trasformativo di un simbolo
lavora sull’intuizione profonda che pertiene alla sfera dell’inconscio,
sorgente stessa dei significati che informano la psiche individuale; ciò non ha
nulla a che vedere con ciò che crede di sapere la ragione, facoltà
infinitamente superficiale e impotente di fronte ai processi oggettivi e dalla
dirompenza tellurica che gli archetipi possono generare nell’inconscio. Come
mostrò lo stesso Jung, il processo di morte alla vecchia personalità e la conseguente
rinascita in uno stato di coscienza superiore è una trasformazione oggettiva la
cui possibilità è latente nell’inconscio di ogni essere umano. Gli episodi
inerenti la vita del Cristo rappresentano oggettivamente simboli dalla portata
archetipica in grado di parlare direttamente all’inconscio e di attivare il
processo interiore di cristificazione: ciò non è alcunché di astratto, bensì un
evento psicologico positivo, di cui ognuno, con la dovuta e perseverante
preparazione può fare esperienza. Scriveva il grande psichiatra Assagioli che:
«I simboli sono accumulatori,
catalizzatori e trasformatori di energia psicofisica…»
Il senso mistico, ovvero interiore delle
Scritture parla sempre di eventi interiori di natura empirica e dunque non ha
nulla a che vedere con la fede religiosa comunemente intesa.
La meditazione cristiana, avvalendosi
dell’immaginazione evoca immagini relative agli episodi più importanti nella
vita del Cristo, episodi in grado produrre simbologie archetipiche; in tal
modo, l’esercizio dell’attenzione protratto nei confronti delle immagini così
evocate e dunque della simbologia retrostante, va ad attivare reali movimenti
di raccoglimento e conversione dell’energia psicofisica. Si tratta di attuare un
concreto processo “termoelettrico”: l’energia dell’apparato psicofisico viene
convogliata, sublimata e portata a un livello energetico più elevato
corrispondente a uno stato di coscienza di apertura alla Verità dell’Amore
Incondizionato insegnato nei Vangeli. Questa Verità e questo Amore non sono
concetti, ma la reale struttura dell’essere di tutte le cose. Dio –scrivono gli
evangelisti – è amore, e il suo Regno è ovunque, intorno a noi. Il processo di
trasformazione del nostro livello energetico porta dunque a quello stato di
coscienza in cui, grazie all’apertura del cuore, è possibile scorgere la
presenza di Dio, ovvero del suo onnipotente Amore, in tutte le cose create.
Questo è ciò che intende la celebre “beatitudine”, per cui sono «beati i puri
di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). La meditatio ha lo scopo di portare il
meditante, attraverso un processo di trasformazione, purificazione e
sublimazione della sua energia psicofisica in quello stato di rinnovata purezza
di cuore che è l’obiettivo dell’insegnamento evangelico e che sfocia nella
contemplatio, nella contemplazione, ovvero nella visione di Dio per esperienza
diretta.
Più precisamente, la meditazione cristiana
è un processo che si suole dividere in quattro fasi distinte:
-La lectio: ovvero la lettura del passo
delle Scritture su cui si è scelto di meditare, e la sua rappresentazione
interiore per mezzo dell’immaginazione.
-La meditatio: la meditazione. Una
riflessione per mezzo dell’intelletto che aiuta a penetrare specifici aspetti
della scena appena letta. Tale riflessione non vuole avere natura propriamente
speculativa o teologica, ma serve a soffermarsi con maggior cura sui dettagli
della scena affinché le emozioni di gioia, perdono e compassione che essa
suscita divampino con maggior forza nel nostro animo.
-L’oratio: ovvero la preghiera. Una volta
che il nostro cuore si è infiammato a causa della forza evocativa di quanto
abbiamo letto e meditato, ci raccogliamo interiormente e recitando alcune
preghiere, o con la sola intenzione, chiediamo al Signore di ravvivare in noi
la fiamma che si è così accesa. Chiediamo che l’Amore divino di cui stiamo
facendo esperienza cresca al centro del nostro essere e possa permanervi
stabile il più a lungo possibile, vincendo i moti disordinati della nostra
natura inferiore che sempre tornano a distrarci.
-La contemplatio: ossia la contemplazione.
Il risultato ultimo è il reale ingresso in uno stato di coscienza superiore,
dove la fiamma d’amore accesasi nel cuore del meditante permette finalmente di
vedere la realtà con gli occhi di tale amore puro, inesauribile,
incondizionato. Allora tutto appare come testimonianza di questo amore, ed
essendo Dio stesso tale amore, noi giungiamo così alla contemplazione di Dio,
alla visione diretta della divinità.
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Per partecipare al prossimo incontro dei Corsi di Lavoro su di Sé per mezzo dei Vangeli,
scrivetemi a: alessandro.baccaglini@gmail.com
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